Peterson e gli infortuni

03.11.2023 09:00 di  Claudio Nassi   vedi letture
© foto di Uff. Stampa Virtus Entella
Peterson e gli infortuni

Non lascio un articolo di Dan Peterson. C'è sempre da imparare. Una lunga esperienza, dagli USA al Cile all'Italia, e tanti successi, permettono di dire cose che fanno riflettere. Martedì ha toccato sulla "rosea" un tema interessante: gli infortuni. Dice: "Oggi nello sport ad alto livello le società importanti hanno quasi tutte un preparatore esperto per evitare gli infortuni, ma ho sempre avuto un dubbio sul loro lavoro. Non sarà che si dà troppa importanza alla forza e meno all'agilità?". Ricordo che alla Pistoiese presi Salsano. Aveva tredici anni e otto mesi. Uno scricciolo, ma incantava. Ero sicuro, avesse toccato il metro e sessanta e cinquantotto chili, sarebbe arrivato in Serie A. Chiesi al Professor Datteri che cosa si poteva fare per potenziarlo. Rispose: "Bisogna stare attenti, può perdere agilità". La cura furono pastasciutta e bistecche, per il figlio di una famiglia numerosa, con il padre custode del campo sportivo di Cava dei Tirreni.

Conobbi Datteri alla Lucchese. Aveva avuto esperienze con atletica e basket. Lo portai a Pistoia. Col tempo confessò che dopo due anni aveva capito la psicologia dei calciatori. Riccomini, vistolo lavorare, lo portò alla prima squadra, ma non smise di seguirlo. E' la risposta a tanti infortuni. Guai non guidare il preparatore atletico. Non ha l'esperienza del tecnico, né il passato da calciatore per mettere sul piatto della bilancia il dispendio, nella gara, di energie nervose. Non tutti sono uguali. Dan Peterson dice: "Un tempo nell'NBA i migliori giocavano tutte le ottantadue partite, mentre oggi sono settanta, anche sessantacinque o sessanta. Per me questo porta agli infortuni. Se un giocatore sta fuori una gara o due perde il ritmo di gioco". Eppoi: "Una giusta dose di pesi mantiene tonicità, ma conta molto di più lavorare sulla flessibilità, l'agilità, i riflessi, la coordinazione, la reattività e la resistenza".

Quando parla del riscaldamento prepartita, condanna lo stretching 30' prima della palla a due, perché si deve fare in corridoio un'ora prima. "Volevo vedere i miei sudare, correre, scattare e saltare, per iniziare subito a mille". Ho assistito anni fa al riscaldamento di Juventus - Chievo e domandavo all'amico Gigi se ero sveglio. Si calciava con violenza in porta, senza chiedersi se non ci fosse pericolo di contratture o stiramenti. A distanza di anni non ho ancora capito. Sono certo si continui, perché tutti sanno tutto e gli infortuni aumentano! 

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