Piombino
Mi sono innamorato perdutamente di Pistoia, ma non dimentico Piombino. Ci pensa Agroppi. Alle volte è un bollettino di guerra, dai ricoverati a Villa Marina a chi ci ha lasciato. La notte non sempre dormo. Rivedo gli anni a L'Aquila con Vemati, piombinese, in Serie C. Un fratello. Avrebbe meritato di più. Finito di giocare, Lido Vieri mi chiamò a Torino. La Reale Mutua apriva un'agenzia. Voleva un socio. Gli affari andavano bene, ma il sogno era il giornalismo sportivo. Lo convinsi a presentarmi a Giglio Pansa, Direttore di Tuttosport e tifoso granata. Avevo alcuni articoli scritti per "Rotostadio" e si aprì la porta al praticantato. Grazie a un piombinese. Sei anni al giornale e inizio l'avventura alla Lucchese. Dopo due anni sono alla Pistoiese. Nasce un'ottima squadra, con Picella e Dalle Vedove, centrocampisti di lusso, La Rocca, Luzi e Panozzo, i migliori della Turris, e due giovani della Lazio, Borgo e Di Chiara. Chiamo Lido Vieri a chiudere la carriera, dopo Torino e Inter, e Agroppi, che preferisce appendere le scarpe al chiodo. Due piombinesi.
Dopo la vittoria in C, la salvezza in B e un campionato che ci trova a lottare fino a 180' dalla fine per la A, vado alla Sampdoria. La prima persona che cerco è Vieri. Allenava i portieri come nessuno. Non lo convinco. Melani gli offre la panchina in Serie A. Nell''80/'81 porto Enzo Riccomini, reduce dalla salvezza prima e promozione poi alla Pistoiese, altro piombinese, amico da sempre, come le famiglie. Un vincente. Equilibrato e intelligente come pochi. Dimenticavo Giampaolo Piaceri di Camaiore, alla Samp, al Perugia e alla Fiorentina fino all''86. Faceva l'allenatore in seconda. Valeva un primo. Quando nell''84 Agroppi tornò ad allenare il Perugia, fece il mio nome. L'avevo visto nel Potenza a Livorno. Era pronto per la Serie A. Gli consigliai di andare da Edmondo Fabbri, che non lo conosceva, per convincerlo. Da lì spiccò il volo. Si formò un trio fortunato. A Perugia 37 partite utili su 38, tuttora record per la categoria, quarto posto in A con la Fiorentina e semifinale in Coppa Italia.
Credo nella piombinesità, non posso farne a meno. Gente che non tradisce, anche nelle avversità. Di scoglio, come vuole Agroppi. Dispiace non aver lavorato con Sonetti. Un peccato, come il fatto che Piaceri non sia nato a Piombino, ma è come lo fosse. Quando Luca Tronchetti mi ha intervistato e regalato una pagina sul Tirreno per gli ottantacinque anni, non li ho ringraziati, ma con mia moglie, altra piombinese, sono stati gli artefici di ogni fortuna.
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