Raiola e la FIFA

18.05.2020 09:00 di Claudio Nassi   vedi letture
Raiola e la FIFA

Alle 22.30 del 30 giugno '82, all'Hotel Roma a Piacenza, chiusi la trattativa Mancini col Presidente del Bologna Fabbretti, in contatto sul filo del telefono col Presidente della Sampdoria Mantovani, all'Hotel Richmond a Ginevra. Da tempo avevo detto che alla mezzanotte sarei uscito dal calcio e la mattina seguente ricevetti una telefonata alle 8.00: "Come si sta da disoccupati?". "Bene Presidente". Mi aveva invitato ad andare con la famiglia alle Seychelles e tornare quando avessi voluto o mettere in sede un mio uomo, ma di non lasciare. Ringraziai. Avevo deciso. Quattro mesi dopo, con un altro D.S. e un pubblicitario, fondai a Firenze la AIM, società che voleva gestire in toto i calciatori più importanti, come facevano negli USA McCormack e Donald Dell con i campioni di tennis e golf. Reduci dall'aver vinto il Mondiale, ne facevano parte molti azzurri, da Scirea a Bruno Conti, i più importanti calciatori della Samp e i viola Bertoni, Passarella e Galli. Dissi no a Trapattoni, che si era precipitato da Torino per farne parte. Ne avevamo troppi. Immediatamente il Presidente della Roma, Viola, disse: "Mantovani e Nassi vogliono impadronirsi del calcio". Mi dette fastidio, ma c'era del vero. Avessi voluto, potevo determinare più di una volta sul campionato.

La premessa per dire che conosco il lavoro, l'importanza e l'incidenza dei procuratori. Più volte ho toccato il tema, nell'interesse dell'amato sport della pedata. Ma, invece di regolamentare una categoria da prendere con le molle, devo sentire Mino Raiola, dopo aver fondato il FAF, Football Association Forum, diffidare la FIFA sul varo del nuovo regolamento professionale, perché lamenta il mancato coinvolgimento nella riforma che segue la deregulation del 2015. Dice: "Chiediamo di essere ammessi al tavolo, dobbiamo esserci anche noi tra gli azionisti".

L'ho fatto per primo in Europa. Conosco le tante sfaccettature. Quindi Raiola non faccia il furbo. Non pensi ai pochi che guadagnano l'iradiddio e portano via soldi dal sistema, ma al numeroso sottobosco che altera i campionati. In passato li avrebbero spazzati in pochi attimi. Esiste il modo. Eppoi basterebbe gestire un calciatore per società e dieci per categoria, con il divieto di consorziarsi. Ne avrebbero ad abundantiam. Si sarebbero limitati i danni, anche se non eliminati. Negli USA sono sempre più numerosi i giocatori che si fanno rappresentare dai migliori avvocati, da 800 dollari l'ora, nella stipula dei contratti. Da noi, invece, si è permesso l'ingresso di un'altra figura, l'intermediario. Non importa se non si riesce a far quadrare il bilancio o si ha la palla al piede del fair-play dell'UEFA.  

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