Si gioca in 14!

18.08.2023 09:00 di  Claudio Nassi   vedi letture
Si gioca in 14!

Nell'inserto del sabato della "rosea", SportWeek, si legge spesso l'undici ideale di tanti ex calciatori. Per questo anche Lady Radio doveva presentare la sua formazione. Non riesco a giudicare un portiere, troppe le considerazioni da fare. Quindi so di Yashin, Banks e Beara, ma, da italiano, scelgo Buffon e aggiungo che nessuna nazionale ha presentato tre come Zoff, Albertosi e Vieri, nel '70 ai Mondiali in Messico. In difesa Vogts, il numero due al mondo in chiusura, Baresi, il numero uno, Vierchowod, che permetteva a Di Bartolomei di fare il libero, e, senza dubbi, Maldini.

A centrocampo Suarez, che, di destro e di sinistro, metteva, da 40 metri e oltre, il pallone nel taschino agli attaccanti. Poi Schiaffino, che aveva fatto piangere il Brasile nel '50, vincendo 2-1 la finale del Mondiale. Quando "Cina" Bonizzoni, suo allenatore al Milan, ne parlava, gli si inumidivano gli occhi e aggiungeva: "Era il calcio"! Quindi Valentino Mazzola. Giammarinaro, il migliore dei giovani granata al tempo della tragedia di Superga, viaggiava spesso con la prima squadra. Dissacrante nei giudizi, quando parlava di Mazzola raccontava l'incredibile. Come Boniperti. Sapeva di essere stato un grande, ma Valentino non aveva eguali. In attacco Pelé, accompagnato dal giudizio di Di Stefano: "Gli altri giocano bene a calcio, ma lui pratica uno sport con cui gli altri non hanno molta familiarità". Di Stefano era quello che vedevi salvare un gol sulla linea di porta e subito dopo segnare all'avversario. Infine Messi, a cui non è facile trovare difetti, se non l'altezza. Allenatore Cruyff, fuoriclasse da calciatore e da tecnico.

Sembravano undici, ma erano quattordici. Perché il D.S. del Milan, Sandro Vitali, diceva: "Con Baresi si gioca in 12, con un centrocampista in più". Giammarinaro e Boniperti la stessa cosa di Mazzola: "Con lui Torino in 12". E chi ricorda Di Stefano nel Real pentacampeon non poteva che ripetersi. Al tirar delle somme, la squadra presentava una difesa invalicabile, un centrocampo con Suarez, Schiaffino, Mazzola più Baresi e Di Stefano e un attacco con due immarcabili, anche se l'ultimo problema poteva essere il gol. Con Valentino Mazzola so di fare un torto a Cruyff, il Pelé bianco, ma avevo bisogno di un fuoriclasse in panchina, uno che lo fosse già stato in campo. Ve lo immaginate se, invece di Cruyff, ci fosse stato un profeta dello schema?  

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