Simone Inzaghi e Prandelli

11.12.2020 11:10 di  Claudio Nassi   vedi letture
© foto di Antonello Sammarco/Image Sport
Simone Inzaghi e Prandelli

Quando martedì vedo la Lazio condurre 2-1 sul Bruges alla fine del primo tempo, in 11 contro 10 per l'espulsione di Sobol, penso che, dopo 20 anni, i biancazzurri raggiungeranno gli ottavi di Champions, per di più senza sconfitte. Poi al 79' Simone Inzaghi fa uscire Leiva, Immobile e Luis Alberto e dimentica quel proverbio USA che recita: "Quando le cose contano non cambiare, né la partner alla festa, né il gioco per la partita". Eppure non so quante volte la squadra ha perso in Europa per turnover sconsiderati e il segnale dice che per il tecnico la partita è in cassaforte. Il caso vuole che il Bruges sia una formazione quadrata e mai doma, come conferma la classifica. Un minuto dopo pareggia e fa soffrire la Lazio fino al termine, se al 92' coglie una traversa che ancora trema. Non ce la facevano i nostri eroi a rimanere in campo ancora per 15' e magari segnare il 3-1? Evidentemente l'allenatore li voleva risparmiare e chiamandoli in panca a 5' dalla fine sarebbe stato spremerli oltremisura.

Quando vedo queste cose e sento dire che 2,5 milioni netti d'ingaggio sono pochi e che tizio, caio o sempronio sono tecnici di respiro europeo, domando se è possibile. La Fiorentina gioca una gara delicata contro il Genoa. Dopo un primo tempo scialbo, la qualità migliora. Vlahovic ha due buone occasioni e al 70' va in vantaggio con Bonaventura, che il VAR annulla per un precedente fallo dello stesso. Si ha l'impressione che il gol stia per arrivare. Il Genoa non esce dalla metà campo. Ebbene, Prandelli al 78' cambia Callejon, Vlahovic e Ribéry con Eysseric, Cutrone e Borja Valero. Ma se è il momento migliore, perché cambiare? I calciatori non sono pedine. Devono entrare in partita, trovare posizione, inquadrare l'avversario, se marcati, e, nella maggior parte dei casi, non danno la risposta che il tecnico desidererebbe. Alle corte: in contropiede il Genoa va 1-0 e Destro sbaglia il raddoppio a tu per tu con Dragowski, prima che Milenkovic al 98' colga un pari miracoloso, anche se meritato.

Quando parlo di Inzaghi e Prandelli so bene che non si tratta degli ultimi arrivati. Entrambi vengono dal settore giovanile e non è un titolo di merito da poco, hanno notevole esperienza e si trovano in un ambiente familiare, ma continuo a credere che allenare sia il mestiere più difficile del mondo. Parlare è facile, soprattutto se non vivi la gara e non accusi la tensione, ma non sarebbe male che anche gli addetti ai lavori ricordassero che sbagliare è all'ordine del giorno, ma perseverare non è la cosa più giusta.

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