Sivori, Platini e Zidane

27.04.2023 10:00 di Claudio Nassi   vedi letture
© foto di Antonello Sammarco/Image Sport
Sivori, Platini e Zidane

Alle volte leggo di nuovo frasi e articoli mai dimenticati. Le fonti le più diverse, anche se preferisco quelle che riguardano il calcio. Ad esempio, conservo la "rosea" del 2002 con un titolo: "Una vita da dieci nella Juve". A confronto le carriere di Sivori, Platini e Zidane: 253 partite e 167 gol il primo, 234, con tanta regia, e 104 il secondo e 210 e 31 il terzo. Mi sono domandato se Zidane valesse i 150 miliardi spesi dal Real Madrid e non trovo risposta. Ho sempre giudicato i rifinitori dai gol e dagli assist, che nel caso specifico credo fossero 27, e facevo i complimenti agli autori del colpo. Zizou lo ritengo sopravvalutato come calciatore, mentre sono un fan dell'allenatore. Al tempo stesso colpivano due frasi di Sivori: "La religione del collettivo ha partorito un delitto, ha ucciso la fantasia". Poi: "L'allenatore non conta. Trapattoni non ha mai detto a Platini come doveva giocare". Credevo si rivolgesse a Sacchi. Veniva da ridere. Seppoi aggiungevo ciò che rispose Michel a Gianni Agnelli, quando lo vide fumare: "Stia tranquillo Avvocato, l'importante è che non fumi Bonini", era ancor più chiaro.

Nel calcio viene da domandarsi se non è 2-0 il vantaggio che crea più pericoli. Infatti c'è chi pensa di aver vinto e chi sa che basta un gol per rientrare in partita. La risposta stavolta arriva da Monza, dove la Fiorentina, da 2-0 a favore, esce sconfitta 3-2. A un tifoso che continua a chiedere perché, rispondo che non si è preparata bene la gara in settimana. Come ci si allena si gioca. Ma so che non è solo così, perché il calcio, a livello professionistico, pretende che tu sia sempre a tavoletta. Non a caso venivano in mente giudizi di campioni e grandi personaggi dello sport. Diceva Vilas: "Per battere un avversario non devi essere tu a vincere, ma devi convincerlo che finirà per perdere". E Mourinho: "Essere vincenti non vuol dire vincere. Vincente è chi non è mai stanco di vincere". E Babe Ruth: "Non si può battere un avversario che non si arrende mai". Ma se la maggior parte dei calciatori non sa che la cosa più difficile del calcio è mantenere la concentrazione per 95' e passa e avesse ragione Vujadin Boskov quando ripeteva: "Testa di calciatore buona per portare cappello", credo di aver risposto all'amico Stefano che, ogni mattina, trovo da "Romolo". 

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