Zero tituli
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Ho letto "Mou e gli altri", una storia di duelli, sfide, rivalità e alleanze con venti allenatori. Un libro di Fabio Licari, che ha regalato piacere, divertimento e stupore per l'infinità di notizie raccolte negli anni dall'autore. Non ho il piacere di conoscerlo, ma, dopo aver parlato con l'amico Cerruti, ho avuto conferma della serietà e della stima che gode il responsabile della politica internazionale della "rosea". Non so quante cose ho rivisto nei miei convincimenti, insieme a conferme, né se esiste un altro libro dove Mourinho è stato passato ai raggi x. Alla fine è tornato alla mente un colloquio avuto a Bologna con l'Avv. Porelli, il più grande dirigente del nostro basket. Aveva creato la Virtus. Riusciva a vendere in abbonamento tutti i posti del Palazzo di Piazza Azzarita. Quando gli chiesi la prima dote che cercava nell'allenatore, rispose: "Deve essere un grande motivatore". Licari l'ha fatto ricordare e, puntuale, viene fuori Mourinho. Zeman, uno dei nemici, dice che è un comunicatore e un mediocre allenatore, bravo a gestire i giornalisti. Un tecnico dovrebbe dare un gioco: è solo un uomo da prima pagina. Ma se in 22 anni colleziona 28 trofei deve avere altro. Lo spiega l'Avv. Porelli.
Nel 2004 il Porto vince la Champions League. E' il tecnico emergente. Lo United del mito Ferguson la squadra da battere. All'andata finisce 2-1. Al ritorno 1-1 a tempo scaduto. McCarthy corre a battere la punizione. Mourinho non vuole. Ordina Ricardo Fernandes, ma i calciatori non lo sentono, o fanno finta di niente. Calcia McCarthy, il portiere Howard respinge debole e Costinha, centrocampista difensivo, la mette dentro. A distanza di tempo l'autore del gol rivela: "Non facemmo niente di quello che Mourinho aveva chiesto. Ci sono momenti in cui i calciatori cambiano le cose da soli, in meglio!". Alex Ferguson, il manager dello United, più vincente al mondo, con 38 trofei in 27 anni, ammetteva di non apprezzarlo quando era arrivato al Chelsea, ma diceva che "...era bravo, furbo e intelligente. La sua squadra non doveva perdere. Il gioco è secondario. E' il punto d'inizio della sua filosofia".
"Sento il rumore dei nemici", una delle frasi dello Special one. Ne aveva bisogno, quindi lo cercava, stanava, sollecitava. Una strategia che teneva la squadra più unita, più forte, più tutto. Imparo che la partita disputata dall'Inter al Camp Nou, finita 1-0, in dieci contro undici, non fu difesa e contropiede, ma organizzazione difensiva e ripartenza. Guardiola ha detto: "E' il fottuto capo della sala stampa, non si può competere con lui". Con Guardiola e Ancelotti, dal 2002 al 2020, ha fatto spendere di più in acquisti: rispettivamente 1,76 miliardi, 1,39 e 1,27. Un'altra dote. Non è da tutti.
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